LA TRAGEDIA DEL GRANDE INQUISITORE

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News Lo spettacolo

Forse il cambio di secolo è l’occasione per un cambio di cuore. Questo racconto è stato scritto come continuazione della Leggenda di Dostoevskij e come riflessione di critica e di speranza. 

Raimon Panikkar

A Siviglia, nel tempo del massimo potere dell’Inquisizione, Gesù fa ritorno sulla terra. Non viene mai menzionato per nome, ma sempre chiamato "Lui". Il popolo lo riconosce e lo acclama come salvatore, tuttavia egli viene subito incarcerato per ordine del Grande Inquisitore. L’Inquisitore entra nella tetra cella e lì si svolge lo straordinario dialogo creato da Fëdor Dostoevskij nella leggenda del grande inquisitore inserita ne “I Fratelli Karamazov”. Dopo avergli comunicato la sua condanna a morte, gli rimprovera di avere seminato confusione, di aver voluto portare la libertà ad un popolo che è incapace di usufruirne, poiché un popolo felice non può essere libero, ma sottoposto ad un potere autoritario che decida per lui. Cristo rimane sempre in silenzio, e come unica risposta si avvicina al vecchio Inquisitore e lo bacia sulle sue vecchie labbra esangui.
Sono passati altri cinque secoli, sono avvenuti molti cambiamenti e Raimon Panikkar immagina un seguito della Leggenda e una appassionata quanto aperta conclusione. 
Se in Dostoevskji l'Inquisitore è turbato, eppure Ivan commenta: "Quel bacio gli brucia nel cuore, ma il vecchio non muta la sua idea", la scrittura scenica ruota attorno al fatidico bacio del Prigioniero - “mi ha baciato. Si è avvicinato nell’oscurità della cella e senza dir nulla mi ha dato un bacio sulle labbra” - e alla sua vitale forza di cambiamento. All’Inquisitore si annuncia improvvisamente una rivelazione: la possibilità di «non uccidere il padre», di non opporre al male un «bene armato». Una possibilità che è data all’uomo, che fa parte della sua libertà. Interrompere la catena.

Una vibrante interpretazione che ci pone di fronte riflessioni di grande attualità sulla libertà dell’uomo e sull’autorità religiosa, e non solo. La ribellione al potere, la possibilità di cambiamento, la diatriba tra carnefice e vittima. 
La scrittura scenica si colora di sangue e di volo, rendendo ancor più incisivo l’immaginario che si apre ad ogni parola, la riflessione sul messaggio di Cristo, che vuole dare all'umanità la libertà che viene contrapposta nel suo attacco dall'Inquisitore alle necessità materiali, necessità resa possibile agli uomini solo attraverso l’obbedienza e una forte autorità.

Locandina

LA TRAGEDIA DEL GRANDE INQUISITORE


da
Fëdor Dostoevskij e Raimon Panikkar

voce narrante
Corrado Accordino

musica dal vivo
Alberto Turra

drammaturgia e regia
Corrado Accordino

produzione
La Danza Immobile/SpazioStudio

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