Sicilia anni Sessanta. Perché non viene nessuno alla veglia funebre di comare Vituzza?
Cosa avrà mai combinato per meritarsi tanta indifferenza? Donna Tanina, maestra e colonna della comunità, si interroga sulle possibili ragioni. Tempo ne ha perché, da donna devota e di buona creanza qual è, lei di veglie non se ne perde una e ora è sola nella casa della defunta.
Nel piccolo paese siciliano le elezioni sono alle porte e come al solito la piazza è spaccata tra democristiani e comunisti: conflitto ancora più aspro a causa delle vicende nazionali, con l’ingresso dei socialisti nel primo governo Moro. Gli echi del miracolo economico e delle profonde trasformazioni che attraversano la società italiana nei primi anni sessanta arrivano in quell'angolo sperduto attraverso la radio, insieme alle canzonette che fanno venir voglia di ballare e alle notizie che sembrano parlare di un altro mondo.
I tempi stanno cambiando, ma al paese tutto deve restare com'è, con Don Raffaele che governa da sempre e, se Dio vuole, vincerà anche questa volta. Stranamente sola, Tanina pensa e ripensa alla vita dell’altra, donna dai facili costumi che di certo votava dalla parte sbagliata, e la rivolta come un calzino per capire quale dettaglio le sfugga.
Perché non c’è ancora nessuno? Ma è davvero sola, o alla fine qualcuno si farà vivo?
“Una veglia funebre, nella Sicilia anni Sessanta. Quale situazione migliore per ambientare una pièce comica? Paradosso, all’apparenza, che riesce però benissimo a Silvana Fallisi."
Mariella Tanzarella, la Repubblica
“Questo spettacolo, come molte delle piccole produzioni milanesi, è un gioiellino. È un raro esempio di satira lieve che affronta i pregiudizi della società, abbattendo in primis quelli dello stesso pubblico che pensava di aver già capito tutto dal titolo. La drammaturgia di Michela Tilli, Corrado Accordino e della stessa Fallisi torna a parlarci della Sicilia degli anni Sessanta, seguendo scia e modello di Sciascia e Bufalino […].La Fallisi dimostra grande abilità nella gestione dei tempi comici e di un dialetto che le appartiene quasi quanto al suo personaggio, donna austera, insegnante bacchettona della provincia siciliana."
Chiara Compagnoni, cultweek.com
"Sembra quasi scontato dire che si ride molto, assistendo a questo spettacolo. Il punto però è che si ride davvero, anche quando si fa fatica a decifrare alcune frasi in siciliano stretto. Se alcune cose sono ormai entrate nell’immaginario comune, altre invece sortiscono ancora una certa sorpresa, talmente assurde da non poter non scatenare una piena risata nello spettatore."
Mariangela Lamacchia, teatro.it
"C’è una morta che si chiama Vita. Un gioco di parole voluto, per mettere in scena il ciclo dell’uomo. Ma senza drammi, anzi, con raffinata comicità. […]. È un bel cunto (racconto, ndr)."
Giuseppe Matarazzo, L’Avvenire
"Niente di mestamente angoscioso, anzi uno spettacolo assolutamente esilarante con una superba Silvana Fallisi, […].Uno spasso continuato che rivela la capacità di compiere un’analisi assolutamente convincente di situazioni sociali così diverse e contraddittorie e una satira nei confronti di bigottismo, conformismo, connivenza, mafia… grazie a una recitazione appassionata e trascinante in cui spuntano giocoforza espressioni in lingua siciliana: perché non consegnare un glossarietto di 15/20 parole tradotte per dare a tutti gli spettatori il piacere di godere meglio della mordente ironia della pièce? da non perdere per la singolare piacevolezza!"
Wanda Castelnuovo, teatrionline.com
di
Michela Tilli
con
Silvana Fallisi
regia
Corrado Accordino
assistente alla regia
Monia Cacciero
produzione
Compagnia Teatro Binario 7
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