“Conosco un sacco di idioti, incoscienti, gente piena di certezze e di pregiudizi, dei perfetti imbecilli, e come sono felici!”
Antoine ha una grave malattia: l’intelligenza. È una persona particolarmente dotata, più della media, e ha capito che la sua curiosità intellettuale è una condanna. Tenta varie strade per risolvere la sua difficoltà fino a quando prenderà la decisione definitiva, diventare stupido. Lo farà attraverso gruppi di educazione al suicidio, abuso di farmaci, ipotesi di lobotomia, lunghe serate trascorse a giocare a Monopoli.
Ma non è così facile, il percorso è più accidentato di quanto sembri. Lui vorrebbe dimenticare di capire, appassionarsi alla quotidianità, credere nella politica, comprare bei vestiti, seguire gli avvenimenti sportivi, fantasticare sull'ultimo modello di automobile, guardare con interesse e partecipazione emotiva i programmi televisivi. Vorrebbe tutto questo.
E soprattutto vorrebbe stare bene con gli altri, non capirli, ma essere come loro, fra di loro, uno di loro, e come loro condividere le stesse cose.
“Io ho la maledizione della ragione. Sono mesi che rifletto sulla mia malattia, e ho stabilito con certezza la correlazione fra la mia infelicità e l'incontinenza della mia ragione.”
Come sono diventato stupido è un viaggio di formazione di un giovane venticinquenne alla ricerca della felicità… Per lui però il viaggio è la ricerca di una vita banale e conformista: “essere una formica tra le formiche”.
L’idea drammaturgica si fonda principalmente sull'analisi psicologica del personaggio principale. I vari personaggi del libro, appariranno intorno a lui e con lui, come figure specchio del suo percorso di involuzione. Le scene seguono l’andamento strutturale del libro, con alcune variazioni necessarie all'adattamento teatrale, al fine di sottolineare le inclinazioni del protagonista Antoine: le sue attitudini comportamentali, le insofferenze, i disagi relazionali, prima e dopo l’assunzione delle pillole che aiuteranno Antoine nel suo percorso verso la stupidità.
Gli attori sulla scena saranno quattro. Il protagonista – che seguiremo in tutte le sue fasi di trasformazione: i propositi, le scelte, gli incontri, gli umori, i dubbi e la determinazione a diventare quello che vuole essere - e gli altri tre attori, che interpreteranno più ruoli: la pediatra, l’esperta di tecniche per il suicidio, l’uomo di successo, i vicini di casa e via di seguito tutta la giostra di personaggi che Antoine incontra nel suo percorso.
La scena è essenziale: uno stand di abiti, gli elementi che caratterizzano i diversi personaggi. E poi piccoli oggetti, come una bottiglia d’alcool o una scatola del Monopoli o una borsa piena di soldi, prenderanno spazio nella scena come simulacri simbolici della singola situazione che staremo raccontando.
Il taglio registico vuole evidenziare la forza dei dialoghi caustici e i paradossi che il personaggio va ad incontrare. Le sue riflessioni intime, i pensieri che lo inducono ad agire in un modo piuttosto che in un altro, e che nel romanzo sono così ben esplicitati e cadenzati in tutta la vicenda, vengono rielaborati in forma di confessioni monologanti al pubblico.
L’idea è quella di mettere a nudo un corpo, una forma di pensiero, un’anima sensibile, e accompagnare il pubblico nella sua trasformazione. Il tentativo di soffocare la propria intelligenza per edificare un’illusoria felicità evidenzierà molte delle assurdità di cui siamo vittime nel nostro tempo.
Abbiamo ricercato un ritmo avvincente e un montaggio delle scene rapido e incalzante, così che la storia possa essere raccontata con un taglio comico e drammatico allo stesso tempo.
dal romanzo di
Martin Page
con
Corrado Accordino
Viola Lucio
Marco Rizzo
Alessia Vicardi
scene e costumi
Maria Chiara Vitali
disegno luci
Stefano Capra
aiuto regia
Valentina Paiano
drammaturgia e regia
Corrado Accordino
produzione
Compagnia Teatro Binario 7
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